Spazio vettoriale

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In termini formali, quindi, è possibile scrivere che:
In termini formali, quindi, è possibile scrivere che:
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<math> \mathcal {f} : (a,b) \in \mathbb{S}^2 \leftrightarrow \bar{\mathbf{v}} \in \mathbb{R}^2 : \bar{\mathbf{v}} = a \hat{\mathbf{e}}_1 + b \hat{\mathbf{e}}_2</math>    .
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<math> \mathcal {f} : (a,b) \in \mathbb{R}^2 \leftrightarrow \bar{\mathbf{v}} \in \mathcal{V}_2 : \bar{\mathbf{v}} = a \hat{\mathbf{e}}_1 + b \hat{\mathbf{e}}_2</math>    .
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Il processo inverso, quello che permette di partire da un vettore e di ricavare gli scalari, è invece detto '''decomposizione vettoriale''' o '''scomposizione vettoriale''', e necessita di introdurre una nuova operazione, che prende il nome di '''prodotto scalare'''.
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(''Da completare'')
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Il '''prodotto scalare''' è un'operazione tra due vettori <math>\bar{\mathbf{u}}</math> e <math>\bar{\mathbf{v}}</math> che restituisce uno scalare <math> a </math>; si indica con il simbolo <math> \cdot </math> (esempio: <math>\bar{\mathbf{u}} \cdot \bar{\mathbf{v}}</math>) o omettendo il simbolo (esempio: <math>\bar{\mathbf{u}} \bar{\mathbf{v}}</math>), e si legge "''scalare''" (esempio: <math>\bar{\mathbf{u}} \cdot \bar{\mathbf{v}}</math> si pronuncia ''u scalare vi''). Il risultato è uno scalare avente come valore il prodotto del modulo (della lunghezza) del primo vettore per il modulo del secondo per il coseno dell'angolo compreso tra i due.<br/>
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Una semplice verifica trigonometrica permette di verificare che il prodotto scalare può essere ottenuto, ad esempio, proiettando il primo vettore sulla direzione del secondo, poi se ne moltiplicano i moduli; oppure - il che è lo stesso - proiettando il secondo vettore sul primo, e poi moltiplicandone i moduli.<br/>
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Il prodotto scalare quindi permette di determinare la proiezione di un vettore <math>\bar{\mathbf{v}}</math> su una certa direzione <math>n</math>, semplicemente moltiplicando scalarmente il vettore per il versore della direzione <math>n</math>; se si utilizzano i versori <math>\hat{\mathbf{e}}_1 </math> e <math>\hat{\mathbf{e}}_2 </math>, si otterranno gli scalari <math>v_1</math> e <math>v_2</math> cercati. In termini formali:
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<math> \mathcal {g} : \bar{\mathbf{v}} \in \mathcal{V}_2 \leftrightarrow (v_1, v_2) \in \mathbb{R}^2 : v_1 = \bar{\mathbf{v}} \cdot \hat{\mathbf{e}}_1 , v_2 = \bar{\mathbf{v}} \cdot \hat{\mathbf{e}}_2</math>    .
==Voci correlate==
==Voci correlate==

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Struttura algebrica costituita da un campo, il cui insieme di sostegno viene detto insieme degli scalari, un insieme di elementi detti vettori, e due operazioni dette prodotto per uno scalare e somma vettoriale.

Descrizione

Piano-vettori.jpg

Sia dato uno spazio piano nel quale 0 x1 x2 è un sistema di riferimento cartesiano, che per semplicità considereremo ortogonale: come è noto, ad ogni punto P corrisponde una ed una sola coppia di valori (xP1, xP2) e, viceversa, ad ogni coppia di numeri reali (xP1, xP2) corrisponde uno ed un solo punto P del piano.
In termini formali, il sistema di assi permette di costruire una relazione biunivoca tra i punti del piano e le coppie di numeri reali, e cioè:

LaTeX:  \mathcal {f} : \mathbb{S}^2 \leftrightarrow \mathbb{R}^2 ,

dove per LaTeX:  \mathbb{S}^2 si intende l'insieme dei punti del piano e per LaTeX:  \mathbb{R}^2 il prodotto cartesiano dell'insieme dei numeri reali per sé stesso.
Allo stesso modo, ad ogni punto P è possibile far corrispondere un vettore applicato nell'origine 0, detto LaTeX:  \overrightarrow{0P}, e cioè un segmento orientato da 0 a P rappresentabile come una freccia avente punta in P.
È evidente che è possibile costruire una relazione biunivoca tra tutti i punti e tutti i vettori del piano perché ad ogni punto corrisponderà uno ed un solo vettore, e viceversa. In termini formali, sarà:

LaTeX:  \mathcal {g} : \mathbb{S}^2 \leftrightarrow \mathcal{V}_2 ,

dove LaTeX:   \mathcal{V}_2 rappresenta l'insieme di tutti i vettori piani.
Ne consegue quindi che, stabilito un sistema di riferimento, deve sussistere una relazione biunivoca tra tutte coppie di numeri reali e tutti i vettori piani applicati all'origine degli assi, cioè:

LaTeX:  \mathcal {h} : \mathbb{R}^2 \leftrightarrow \mathcal{V}_2 .

Per stabilire tale legame, occorre introdurre tre concetti fondamentali per la definizione dello spazio vettoriale, ed in particolare:

  1. introdurre la base vettoriale;
  2. definire l'operazione di prodotto per uno scalare;
  3. precisare l'operazione di somma vettoriale.

La base vettoriale è l'equivalente del sistema di assi cartesiani nella geometria analitica: si tratta di stabilire nel piano LaTeX:  \mathbb{S}^2 una coppia di vettori (per comodità ortogonali tra loro) applicati in un punto origine 0 ed avente lunghezza unitaria, e che per tale ultimo motivo sono detti versori.
In generale quindi un versore è un vettore unitario, e si indica genericamente con LaTeX:  \hat{\mathbf{e}}_n ; una coppia di versori non paralleli aventi origine in comune si dice base vettoriale; infine, una coppia di versori aventi origine in comune e tra loro perpendicolari prende il nome di base ortonormale.
Le basi ortonormali, collineari agli assi x1 e x2 e con i quali condividono la medesima origine 0, vengono indicati come LaTeX:  \hat{\mathbf{e}}_1 e LaTeX:  \hat{\mathbf{e}}_2 .


Il prodotto per uno scalare è un'operazione tra un numero reale LaTeX: r ed un vettore LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} ; si indica con il simbolo LaTeX:  \cdot (esempio: LaTeX: r \cdot \bar{\mathbf{v}}) o omettendo il simbolo (esempio: LaTeX: r \bar{\mathbf{v}}), e si legge "per" (esempio: LaTeX: r \cdot \bar{\mathbf{v}} si pronuncia erre per vi). Il risultato è un nuovo vettore LaTeX:  \bar{\mathbf{w}} avente:

  • la stessa direzione di LaTeX:  \bar{\mathbf{v}};
  • lo stesso verso di LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} se LaTeX: r è positivo, e verso opposto se LaTeX: r è negativo;
  • lunghezza pari a LaTeX: r volte la lunghezza di LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} o per essere precisi, indicando con LaTeX: \left | \bar{\mathbf{v}} \right | il modulo di LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} (modulo equivale a lunghezza) e con LaTeX: \left | \bar{\mathbf{w}} \right | il modulo di LaTeX:  \bar{\mathbf{w}}, allora LaTeX: \left | \bar{\mathbf{w}} \right |= r \left | \bar{\mathbf{v}} \right |.

Assegnando quindi generica direzione LaTeX: n ed un suo versore LaTeX:  \hat{\mathbf{e}}_n , è possibile ottenere tutti i vettori giacenti su quella direzione moltiplicando di volta in volta il versore per tutti i numeri reali; in altre parole, il generico vettore LaTeX:  \bar{\mathbf{v}}_n giacente sulla direzione LaTeX: n avente lunghezza LaTeX: v può essere ottenuto attraverso il prodotto per uno scalare LaTeX: v \cdot \hat{\mathbf{e}}_n se ha lo spesso verso di LaTeX:  \hat{\mathbf{e}}_n , e come LaTeX: - v \cdot \hat{\mathbf{e}}_n se ha verso opposto.
I numeri reali prendono il nome di scalari perché attraverso il prodotto per uno scalare sono in grado di aumentare e/o ridurre la lunghezza di un vettore, e quindi funzionano come fattore di scala. L'insieme dei numeri reali LaTeX:  \mathbb{R} prende quindi il nome di insieme degli scalari.

La somma vettoriale è un'operazione tra due vettori LaTeX:  \bar{\mathbf{a}} e LaTeX:  \bar{\mathbf{b}} ; si indica con il simbolo LaTeX:  + (esempio: LaTeX:  \bar{\mathbf{a}} + \bar{\mathbf{b}} ) e si legge "più" (esempio: LaTeX:  \bar{\mathbf{a}} + \bar{\mathbf{b}} si pronuncia a più bi). Il risultato è un nuovo vettore determinato con la nota regola del parallelogramma: traslati i vettori addendi LaTeX:  \bar{\mathbf{a}} e LaTeX:  \bar{\mathbf{b}} nel medesimo punto di applicazione (a volte per comodità si può utilizzare l'origine degli assi), si costruisce un parallelogrammo avente per lati proprio i vettori "addendi" (gli altri due si determinano per parallelismo); il vettore che giace sulla diagonale che parte dal punto di applicazione è il vettore somma, che viene detto vettore risultante, o più brevemente la risultante della somma vettoriale.

Dati quindi due numeri scalari LaTeX: a e LaTeX: b, e due vettori LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} e LaTeX:  \bar{\mathbf{u}}, si definisce composizione vettoriale l'insieme di operazioni:

LaTeX: \bar{\mathbf{w}} =  a  \bar{\mathbf{v}} + b \bar{\mathbf{u}}

che restituisce un nuovo vettoreLaTeX:  \bar{\mathbf{w}} composto grazie alle operazioni di prodotto per uno scalare e somma vettoriale.
In particolare, se i vettori LaTeX:  \bar{\mathbf{v}} e LaTeX:  \bar{\mathbf{u}} non sono paralleli, è possibile dimostrare che scegliendo opportunamente gli scalari LaTeX: a e LaTeX: b è possibile ottenere qualsiasi vettore dello spazio LaTeX: \mathcal{V}_2 .
Se quindi si sceglie una base unitaria ortonormale LaTeX: ( \hat{\mathbf{e}}_1 , \hat{\mathbf{e}}_2 ) avente origine nel punto LaTeX: 0 di un sistema di assi cartesiani ortogonali a cui i versori sono collineari ed equiversi (cioè aventi uguale direzione e medesimo verso degli assi), si può facilmente verificare che: dato un punto LaTeX: P di coordinate LaTeX: (p_1, p_2), il vettore LaTeX:  \overrightarrow{0P} può essere ottenuto attraverso la composizione vettoriale a partire dalle basi come:

LaTeX:  \overrightarrow{0P} = p_1 \hat{\mathbf{e}}_1 + p_2 \hat{\mathbf{e}}_2.

Ciò permette di rappresentare qualunque vettore piano attraverso una coppia di numeri reali, che prendono il nome di componenti del vettore.
In termini formali, quindi, è possibile scrivere che:

LaTeX:  \mathcal {f} : (a,b) \in \mathbb{R}^2 \leftrightarrow \bar{\mathbf{v}} \in \mathcal{V}_2 : \bar{\mathbf{v}} = a \hat{\mathbf{e}}_1 + b \hat{\mathbf{e}}_2 .

Il processo inverso, quello che permette di partire da un vettore e di ricavare gli scalari, è invece detto decomposizione vettoriale o scomposizione vettoriale, e necessita di introdurre una nuova operazione, che prende il nome di prodotto scalare.


Il prodotto scalare è un'operazione tra due vettori LaTeX: \bar{\mathbf{u}} e LaTeX: \bar{\mathbf{v}} che restituisce uno scalare LaTeX:  a ; si indica con il simbolo LaTeX:  \cdot (esempio: LaTeX: \bar{\mathbf{u}} \cdot \bar{\mathbf{v}}) o omettendo il simbolo (esempio: LaTeX: \bar{\mathbf{u}} \bar{\mathbf{v}}), e si legge "scalare" (esempio: LaTeX: \bar{\mathbf{u}} \cdot \bar{\mathbf{v}} si pronuncia u scalare vi). Il risultato è uno scalare avente come valore il prodotto del modulo (della lunghezza) del primo vettore per il modulo del secondo per il coseno dell'angolo compreso tra i due.
Una semplice verifica trigonometrica permette di verificare che il prodotto scalare può essere ottenuto, ad esempio, proiettando il primo vettore sulla direzione del secondo, poi se ne moltiplicano i moduli; oppure - il che è lo stesso - proiettando il secondo vettore sul primo, e poi moltiplicandone i moduli.
Il prodotto scalare quindi permette di determinare la proiezione di un vettore LaTeX: \bar{\mathbf{v}} su una certa direzione LaTeX: n, semplicemente moltiplicando scalarmente il vettore per il versore della direzione LaTeX: n; se si utilizzano i versori LaTeX: \hat{\mathbf{e}}_1 e LaTeX: \hat{\mathbf{e}}_2 , si otterranno gli scalari LaTeX: v_1 e LaTeX: v_2 cercati. In termini formali:

LaTeX:  \mathcal {g} : \bar{\mathbf{v}} \in \mathcal{V}_2 \leftrightarrow (v_1, v_2) \in \mathbb{R}^2 : v_1 = \bar{\mathbf{v}} \cdot \hat{\mathbf{e}}_1 , v_2 = \bar{\mathbf{v}} \cdot \hat{\mathbf{e}}_2 .

Voci correlate

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