Valore (estimo)

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E' la quantità di danaro, o di un'altra merce considerata come unità di scambio, alla quale un bene o un servizio può essere ceduto.

Indice

Definizioni

~ di scambio

Caratteristica di un bene che indica il suo rapporto quantitativo di scambio con altri beni o con moneta[1].

~ d'uso

Caratteristica di un bene che indica l'utilità che esso rappresenta per chi lo possiede[1].

~ effettivo di scambio o di mercato

Valore di scambio "desunto da contratti di compravendita conclusi sul mercato[1]".

~ nominale

Valore di scambio di una moneta o di un titolo di credito "ufficialmente fissato all'atto di emissione[1]".

~ reale

Valore di scambio "calcolato al netto dell'inflazione[1]".

Descrizione

Caratteristica di un bene o un servizio che può essere espressa come quantità di danaro o di altra merce considerata universalmente come unità di scambio. Questo valore viene spesso denominato controvalore in danaro, o semplicemente controvalore. Esso dipende sia dal motivo che origina la stima che dalle condizioni particolari in cui si trova il bene o si eroga il servizio.
I principali valori considerati in economia, di cui il primo è detto fondamentale, mentre gli altri sono accessori o derivati, sono:

  • valore di mercato;
  • valore di costo;
  • valore di surrogazione;
  • valore di trasformazione;
  • valore complementare.

A questi si affiancano altre definizioni di valore, quali:

  • valore di capitalizzazione;
  • valore d'uso;
  • valore d'uso sociale;
  • valore contabile;
  • valore corrente.

A causa del suo uso molto comune, si possono rinvenire diverse altre definizioni di valore, che dipendono appunto dalle differenti condizioni della stima.

Scambio di beni e servizi

Uno dei principali motivi per cui si stabilisce un valore è nella compravendita.
Se un venditore ed un compratore si accordano per un prezzo al quale avviene la compravendita, allora si parla di valore di scambio; nel caso in cui il bene o servizio è comunemente scambiato, e cioè esiste un mercato caratterizzato da più venditori e compratori, allora è possibile stabilire il prezzo medio al quale avviene la compravendita, che prende il nome di valore effettivo di scambio, ovvero valore commerciale o valore di mercato.
Il valore di mercato rappresenta quindi la quantità di denaro più probabilmente ottenibile dallo scambio del bene in presenza di mercato caratterizzato da domanda e offerta.
Se il bene scambiato è molto complesso, come ad esempio un'impresa che viene venduta, si parla di valore economico che tiene conto non solo dell'entità del patrimonio, ma anche della capacità di produrre ricchezza, generando utili nel futuro.

Produzione e variazione

Nel caso in cui il motivo della stima sia legato alla produzione o variazione del bene o del servizio analizzato, allora i valori di riferimento sono sostanzialmente due.
Il valore di costo rappresenta la somma di tutte le spese necessarie per produrre un bene o erogare un servizio. Esso quindi valuta lo sforzo economico necessario per produrre un bene o un servizio.
Il valore di trasformazione è dato dalla differenza tra il valore di mercato del bene trasformato e la somma di tutte le spese necessarie per eseguirne la trasformazione. Esso quindi valuta lo sforzo economico necessario per modificare un bene.

Il rapporto con altri beni e servizi

Quando la stima dipende dal rapporto che un bene o un servizio ha con altri beni e servizi presenti sul mercato, allora è possibile ricorrere ai seguenti valori di riferimento.
Il valore di surrogazione, detto anche valore di sostituzione rappresenta il valore che possiede un altro bene o servizio avente la stessa utilità, e pertanto è sostituibile al primo. Quando due beni o servizi possono essere utilizzati congiuntamente, esiste tra loro un rapporto di complementarietà: ognuno di essi potrebbe quindi avere un valore diverso se preso singolarmente o in coppia con l'altro. Il valore complementare quindi è rappresentato dalla differenza tra il valore di mercato dei due beni congiuntamente considerati e quello del bene residuo.

L'impiego di un bene

Quando la stima vuole valutare la necessità di chi vuole entrare in possesso di un bene o di ricevere un servizio, occorre ricorrere a due tipi di valore.
Il valore d'uso è quello che viene attribuito in funzione dell'utilità ricavabile. Teorizzato da Adam Smith, esso è in grado di esprimere una valutazione su beni anche comuni - e quindi commercialmente di scarso valore - ma di utilità fondamentale per chi lo impiega. Il classico esempio del diamante e dell'acqua chiarisce quest'ottica: il primo ha un valore di mercato elevatissimo ma di uso nullo, mentre per la seconda accade esattamente il contrario.
Quando si riscontra una disponibilità a pagare un bene al di là del suo effettivo uso, come avviene ad esempio per i beni archeologici ed ambientali, allora il valore di riferimento è quello di opzione o di uso sociale. Si definisce quindi valore d'opzione, altrimenti detto valore d'uso sociale, quello di un bene pubblico e rappresenta il valore dei servizi che esso rende alla comunità. Detto valore può essere misurato in funzione della disponibilità a pagare della collettività per disporre del bene.

Altri tipi

Il valore di capitalizzazione è il valore di mercato stimato in base alla capitalizzazione dei redditi netti.
Il valore reale è il valore di mercato al netto dell'inflazione.
Il valore nominale è il valore di una moneta o di un titolo fissato ufficialmente al momento dell'emissione.
Il valore contabile o valore di bilancio è quello di un'azienda che si desume dai libri contabili in funzione di criteri stabiliti nel Codice civile.

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 [Sabatini & Coletti, 2010.]Sabatini & Coletti (2010).
    Dizionario della lingua italiana. Rizzoli Larousse. Show in Bibliography
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