Tensore

Da TecnoLogica.

(Reindirizzamento da Tensore di secondo ordine)
logo Questa pagina contiene una o più parti ancora in corso di compilazione. Queste sono segnalate dalle diciture da compilare e/o da completare.

I contributori si impegnano a rendere disponibile e completo il lemma nel più breve tempo possibile.

Definizioni

Ente atto a individuare le grandezze geometriche e fisiche che obbediscono, per cambiamento di coordinate, a opportune leggi di trasformazione[1].

Descrizione

Con il termine tensore si individua genericamente una struttura algebrica lineare capace di descrivere matematicamente un fenomeno fisico che è invariabile rispetto al sistema di riferimento adottato.
In altri termini, i tensori sono in grado di fornire quel supporto matematico che permette di rappresentare i processi che avvengono nel mondo reale, che sono indifferenti rispetto al punto di osservazione.
I tensori rappresentano quindi una famiglia di strutture algebriche molto ampia, e per tale motivo vengono raggruppati in ordini o tipi; ad esempio, un comune vettore è in realtà un tensore di ordine uno, mentre un semplice scalare può essere interpretato come un tensore di ordine zero.

Anche se i tensori sono indipendenti dal sistema di riferimento adottato, e quindi dalla loro rappresentazione, è di gran lunga più semplice ed utile comprenderne le potenzialità partendo proprio dalla loro espressione in componenti; per questo motivo, come primo approccio, è conveniente considerare le entità tensoriali in uno spazio dotato di assi coordinati ortogonali.
In generale, i tensori possono essere costruiti a partire da un numero qualsiasi di dimensioni, e quindi sono applicabili ad un generico spazio Tens 01.gif. Nelle applicazioni correnti della meccanica i tensori sono riferiti esclusivamente a spazi a tridimensionali; in numerosi casi è addirittura possibile costruire dei modelli nel piano, per cui i tensori si riducono ancora di dimensioni (e lo spazio di riferimento è Tens 01.gif). La possibilità di utilizzare tensori piani è senz'altro più comoda nella comprensione di queste complesse strutture algebriche, perché ne semplifica notevolmente la rappresentazione, e per questo sarà adottata nelle successive spiegazioni; ciò non toglie nulla alla generalità delle dimostrazioni, che possono essere estese a tre, quattro o più dimensioni.

Vettori

VettDemo.png

I vettori sono un particolare tipo di tensore di primo ordine. Secondo la comune concezione, i vettori sono associati alla loro rappresentazione, cioè sono concepiti come dei segmenti orientati, applicati in un punto (di solito coincidente con l'origine degli assi) ed espressi attraverso delle componenti, che sono due nel caso di vettori piani e tre nel caso di vettori spaziali.
Ogni volta che il sistema di assi viene ruotato, le componenti cambiano secondo la legge di trasformazione dei vettori, che può geometricamente essere interpretata come la proiezione del vettore sul nuovo sistema.
Secondo un approccio di tipo tensoriale il vettore può essere interpretato in modo diverso: esso è una funzione matematica lineare che associa ad ogni direzione del piano un numero scalare: se il vettore è denominato con Vett 01.gif, lo scalare associato alla direzione coordinata x1 è indicato come v1, mentre quello associato a x2 è indicato come v2.
Se si tracciano altre rette m, n, o, p…, il vettore associerà ad esse altri scalari: vm, vn, vo, vp, …; il modo con cui vengono stabiliti questi valori è appunto la legge di variazione dei vettori, e la loro interpretazione geometrica resta la proiezione del vettore sulla direzione. Dal punto di vista matematico però, al di là delle interpretazioni geometriche e delle rappresentazioni, un vettore è un ente algebrico che, ogni volta che si stabilisce una direzione nello spazio, associa ad essa uno scalare.
Assegnare una direzione significa assegnare il suo versore, e cioè il suo vettore unitario: questo è esprimibile attraverso una coppia (o terna, nel caso di uno spazio a tre dimensioni) di coseni direttori, e cioè con una coppia (o terna) di scalari.
Detta n la generica direzione, Vett 02.gif il suo versore, e αn1 e αn2 i coseni direttori, il valore vn che gli si associa è semplicemente determinabile grazie al prodotto scalare:

Tens 02.gif;

in termini matriciali, il prodotto è esprimibile come:

Tens 03.gif,

ed, infine, in termini di singola componente:

Tens 04.gif.

Un vettore quindi è una funzione algebrica lineare in grado di associare ad ogni direzione (e quindi ad ogni versore) uno scalare tramite il prodotto scalare.

Tensori doppi

Tens2Demo.png

I tensori doppi, o di secondo ordine, sono delle strutture algebriche più complesse dei vettori; per questo motivo, mentre i vettori possono godere di una doppia interpretazione (segmeti orientati oppure funzioni algebriche), questo tipo di tensori possono essere compresi solo dal punto di vista della funzione. Al contrario dei vettori, i tensori doppi non associano uno scalare ad una retta, ma un vettore vero e proprio, che non necessariamente deve essere allineato alla direzione di appartenenza.
Anche in questo caso, i vettori da associare alle diverse direzioni sono assegnati seguendo la relativa legge di trasformazione; in generale, ad ogni direzione viene assegnato un vettore diverso, sia in modulo che per l'orientamento.
Dato quindi un sistema di riferimento ed un tensore doppio Tens 05.gif, esso associerà un vettore Tens 06.gif ad ogni asse coordinato xj. Nel caso piano, all'asse x1 sarà assegnato il vettore Tens 07.gif, ed all'asse x2 il vettore Tens 08.gif, con Tens 07.gifTens 08.gif.
Se poi si tracciano altre rette m, n, o, p…, il tensore associerà ad esse altri vettori: Tens 09.gif, Tens 10.gif, Tens 11.gif, Tens 12.gif, …, sempre utilizzando la legge di trasformazione.
Un tensore doppio quindi è un ente matematico che, ogni volta che si stabilisce una direzione nello spazio, associa ad essa un vettore.
Dato che ad ogni asse coordinato xi viene associato un vettore Tens 13.gif, il tensore doppio può essere considerato una sorta di metavettore, cioè un vettore le cui componenti non sono scalari, ma vettori stessi. In tal caso può essere espresso in forma matriciale come:

Tens 14.gif;

assegnare un vettore nel piano (o nello spazio) equivale a indicare le sue due (o tre) componenti; un tensore può quindi essere rappresentato da una matrice che raccoglie le componenti dei diversi assi coordinati. In altre parole, un tensore doppio del piano Tens 01.gif si indica con la notazione:

Tens 15.gif,

che invece nello spazio diventa:

Tens 16.gif.

Nella prima colonna della matrice sono raccolte le due (o tre) componenti del vettore Tens 07.gif associato all'asse x1: v11 è la componente in direzione x1, mentre v12 è la componente in direzione x2. Se il tensore è nello spazio Tens 17.gif, allora v13 è la componente in direzione x3. La seconda colonna invece raggruppa le componenti del vettore associato a x2, e così via.
In generale, vij è la componente in direzione xj del vettore Tens 13.gif associato all'asse xi.

CompTens2.png

Grazie alla notazione matriciale, è possibile sapere come calcolare facilmente il vettore da assegnare ad una generica direzione. Detta n la direzione, Vett 02.gif il suo versore, e αn1 e αn2 i coseni direttori, il vettore Tens 10.gif che gli si associa è semplicemente determinabile grazie al prodotto a destra di una matrice per un vettore:

Tens 18.gif;

in termini matriciali, il prodotto è esprimibile come:

Tens 19.gif,

ed, infine, in termini di singola componente:

Tens 20.gif.

Un tensore doppio quindi è una funzione algebrica lineare in grado di associare ad ogni direzione (e quindi ad ogni versore) un altro vettore tramite il prodotto a destra.

L'interpretazione geometrica è semplice: tutte le componenti in direzione x1 (cioè i vettori Tens 21.gif e Tens 22.gif) vengono moltiplicati per i coseni direttori omologhi (rispettivamente αn1 e αn2); si ottengono così due vettori, sempre orientati orizzontalmente, pari a Tens 23.gif e Tens 24.gif, in modulo minori di quelli di partenza[2]; la loro somma restituisce il vettore Tens 25.gif, componente orizzontale del vettore Tens 10.gif associato alla direzione n. Lo stesso discorso può essere ripetuto per la direzione x2, ed esteso alla direzione x3 nel caso di tensori doppi nello spazio Tens 17.gif.

Tensori di ordine superiore al secondo

I tensori di ordine superiore al secondo non sono molto utilizzati nella meccanica e nella scienza delle costruzioni; la loro comprensione quindi può essere limitata agli aspetti fondamentali che regolano il loro comportamento, e dovrebbe essere condotta solo dopo aver preso dimestichezza con il concetto di tensore doppio. Essi infatti sono degli enti algebrici di complessità crescente, ma la loro struttura è del tutto simile a quella dei vettori e dei tensori doppi.

Tens3geo.png

Immediatamente successivi ai tensori doppi, si trovano i tensori del terzo ordine: questi possono essere considerati come dei meta-meta vettori, che associano ad ogni direzione un tensore doppio. Detti T1 e T2 i tensori doppi associati agli assi x1 e x2, il tensore di terzo ordine potrebbe formalmente essere espresso come:

Tens 26.gif;

ogni volta che si traccia una direzione nello spazio, l'ente associa ad essa un tensore doppio seguendo la relativa legge di variazione.
Ciò equivale a dover immaginare di assegnare ad ogni asse coordinato un insieme di due (o tre, nel caso spaziale) sotto direzioni coordinate: sull'asse x1 ci saranno le direzioni x11 e x12, e sull'asse x2 ci saranno le direzioni x21 e x22. Ad ogni sub direzione si associa un vettore: Tens 27.gif e Tens 28.gif per le direzioni x11 e x12, e Tens 29.gif e Tens 30.gif per le direzioni x21 e x22. Così, il tensore di terzo ordine può essere scritto nel seguente modo:

Tens 31.gif,

cioè è esprimibile come una sorta di meta tensore doppio, un tensore doppio che ha per componenti dei vettori al posto degli scalari.

Tens3matrix.png

La rappresentazione matriciale in componenti richiederebbe di poter scrivere delle matrici nello spazio, cioè a forma di cubo: di dimensioni 2 x 2 x 2 nel caso piano, e di dimensioni 3 x 3 x 3 in quello spaziale.
È evidente che questa notazione è impraticabile: per questo motivo è necessario riferirsi a matrici piane di forma 4 x 2 e 9 x 3 costruite nel seguente modo:

  • le colonne raggruppano le componenti dei tensori associati a un singolo asse: nella prima colonna ci sono le componenti del tensore T'1 associato a x1, nella seconda quelle di T2 associato a x2, e via di seguito; il primo dei tre indici (i, se Tijh è il generico termine) indica l'appartenenza all'asse;
  • le prime due (o tre) righe della prima colonna raccolgono le componenti del vettore Tens 32.gif associato al primo sub asse x11, quelle della seconda colonna invece annoverano le componenti del vettore Tens 33.gif associato a x21, e così via; il secondo dei tre indici (j<, se Tijh è il generico termine) individua quindi la sub direzione associata alla direzione coordinata indicata dal primo (i, se Tijh è il generico termine);
  • il singolo termine della matrice rappresenta una componente del generico vettore associato ad una delle quattro (o nove, nel caso spaziale) sub-direzioni; la componente è individuata dal terzo indice (h, se Tijh è il generico termine, e rappresenta la componente del vettore Tens 34.gif lungo la direzione xh).

Grazie alla notazione matriciale, è possibile sapere come calcolare facilmente il tensore doppio da assegnare ad una generica direzione. Detta n la direzione, Vett 02.gif il suo versore, e αn1 e αn2 i coseni direttori, il tensore doppio Tn che gli si associa è semplicemente determinabile grazie al prodotto a destra di una matrice per un vettore:

Tens 35.gif;

in termini matriciali, il prodotto è esprimibile come:

Tens 36.gif;

secondo la convenzione adottata per rappresentare matricialmente i tensori di terzo ordine, dovrà intendersi che sussiste la seguente equivalenza notazionale:

Tens 37.gif;

ed, infine, in termini di singola componente:

Tens 38.gif.

Un tensore di terzo ordine quindi è una funzione algebrica lineare in grado di associare ad ogni direzione (e quindi ad ogni versore) un altro tensore doppio tramite il prodotto a destra.
Il Tensore di Ricci è un tensore notevole del terzo ordine, le cui componenti sono spesso utilizzate nelle formule riguardanti i tensori.

(da completare)

Voci correlate

Note

  1. Voce tensore dell'Enciclopedia on line Treccani.
  2. Questo perché entrambi i vettori Tens 21.gif e Tens 22.gif vengono moltiplicati per i coseni direttori αn1 e αn2; i coseni direttori sono dei numeri compresi tra -1 e 1 (perché il coseno di qualsiasi angono è un valore compreso nell'intervallo [-1, 1]): ne consegue che il prodotto del vettore per uno scalare minore di uno sortisce un vettore di lunghezza minore di quello di partenza.
La consultazione di TecnoLogica è preordinata alla lettura delle avvertenze

Ogni contributore è responsabile dei propri inserimenti.
Il progetto è opera di Luca Buoninconti © 2011-2024.

Strumenti personali