Fitodepurazione

Da TecnoLogica.

Versione delle 17:44, 18 nov 2011, autore: Sandman (Discussione | contributi)
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Definizione

Trattamento di depurazione naturale delle acque reflue e/o meteoriche attraverso la biodegradazione delle sostanze organiche ad opera di batteri aerobi o anaerobi con successivo fitoassorbimento dei prodotti mineralizzati (azoto, fosforo, carbonio, etc.) da parte di vegetali.

Funzionamento

La fitodepurazione (biofitodepurazione) prevede la ricostruzione artificiale di habitat naturali in cui si possono sviluppare macrofite acquatiche (idrofite) che consentono un’azione depurativa delle acque reflue civili per azione diretta e/o per azione dei batteri che si sviluppano sui loro apparati radicali e rizomatosi o nell’ecosistema in cui vivono. Nelle piante acquatiche va distinto un sistema radicale, uno fotosintentizzante ed uno deputato al trasporto.
L'elevata produttività degli ecosistemi acquatici popolati da idrofite determina anche una consistente attività delle popolazioni batteriche che si sviluppano sulle idrofite stesse o nell'habitat circostante e una conseguente capacità di degradazione della sostanza organica e di trasformazione dei nutrienti.
La rimozione degli inquinanti avviene attraverso una successione di processi biologici, chimici, fisici tra i quali riveste un ruolo predominante la cooperazione tra le idrofite e le colonie batteriche ad esse collegate. Le piante hanno un'elevata capacità di assorbire ed utilizzare alcuni elementi impedendo loro di arrivare ai corpi idrici superficiali o sotterranei; favoriscono inoltre la vita dei microrganismi del suolo che attaccano e demoliscono una buona parte degli inquinanti organici.
Il bacino di fitodepurazione ha dimensioni variabili a seconda della portata e della tipologia di scarico; viene prima impermeabilizzato (strato di argilla o guaina in PVC) e successivamente riempito con materiale inerte (ghiaia, pietrisco, etc.) sul quale sono piantumate le diverse essenze vegetali.
Gli impianti, ben dimensionati e realizzati, consentono un abbattimento del carico organico del refluo in entrata superiore al 90% e conforme ai limiti di legge (D.lgs. 152/06). Per il dimensionamento viene considerata una portata di scarico media giornaliera pro-capite di 200 litri, una quantità di BOD5 pro-capite pari a 60 g/giorno con pH all'ingresso compreso tra 6 e 8,5.
Il livello del refluo è costantemente mantenuto 10/15 cm sotto la superficie della ghiaia mediante il sistema di regolazione del livello posto in uscita.
Affinché il trattamento sia efficace è necessario che le acque di scarico siano pre-trattate.

Componenti

Un impianto di fitodepurazione è costituito dai seguenti componenti:

  • condotto per le acque di scarico;
  • degrassatore (in caso di separazione delle fogne);
  • fossa imhoff: vasca cilindrica in cui, attraverso un processo anaerobico, avviene la chiarificazione dei reflui civili, con una sostanziale riduzione del volume dei fanghi. Si distinguono due differenti comparti, uno superiore per la sedimentazione e uno inferiore di accumulo e di digestione anaerobica dei fanghi sedimentati. E’ necessario prevedere un sistema di grigliatura o triturazione dei reflui civili al fine di evitare l’intasamento della vasca;
  • fossa tricamerale (in alternativa alla fossa imhoff): vasca di sedimentazione orizzontale a 3 comparti, di cui il primo (di sedimentazione) occupa i 2/3 del volume totale. É utilizzata per la rimozione sia di sostanze sedimentabili che galleggianti. La sostanza organica viene abbattuta in parte in regime anaerobico;
  • pozzetto di ingresso;
  • sistema di fitodepurazione: vedi “Tipologie di impianti di fitodepurazione”;
  • pozzetto di uscita: condotto attraverso il quale fuoriesce l’acqua depurata.
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