Canone

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Nel corso dei secoli, gli scultori greci hanno adottato un insieme di regole per realizzare statue di giovani, ragazze e ragazzi, allo scopo di esaltare la bellezza del corpo umano.
Non è la prima volta che gli artisti si rifanno ad un comune stereotipo, come accadde in Mesopotamia o in Egitto: qui però per la prima volta, ad opera di Policleto, tali norme diventano rigorose, costituendo una sorta di standard al quale tutti si attengono.
La stessa parola canone deriva dal greco kanon che significa appunto regola.
Alla base di tutto c'è il concetto di modularità, cioè di una misura che, ripetuta un numero fisso di volte, permette di ottenere tutte le parti della statua. Nel canone tale unità di misura è l'altezza della testa: in base a questa è possibile determinare l'altezza e la larghezza del busto, la lunghezza delle braccia e delle gambe, e la posizione di tutti i restanti elementi.

Canone arcaico

Le prime statue realizzate dagli scultori greci si inseriscono nella tradizione orientale, ed in effetti sono estremamente simili ai prodotti realizzati da artisti egizi ed etruschi.
I soggetti scelti sono giovani e forti; i maschi (kouroi) sono spesso ritratti nudi per poter ammirare meglio la perfezione del loro fisico. Le donne (korei) sono invece vestite con il tradizionale peplo, un abito a pieghe tipico di quei tempi.

Sono anche molto evidenti delle tracce di cromìa, cioè dei colori con i quali gli scultori dipingevano completamente le loro opere. Il risultato finale quindi era molto diverso da quanto possiamo ammirare oggi.

Nel canone arcaico, l'altezza dell'intera figura è pari a circa 7,5 volte quella della testa, mentre testa, collo e busto sono insieme pari a circa 4 volte il modulo fondamentale; la figura che si ottiene è detta normolinea perché corrisponde a quella che normalmente si può riscontrare nelle persone.

Un esempio tipico di canone arcaico è costituito dal gruppo statuario di Cleobi e Bitone, i mitici figli di una sacerdotessa della dea Era, che ebbero da quest'ultima come dono per la loro devozione un sonno piacevole ed eterno.

Canone classico

Durante tale periodo, gli scultori diventano profondi conoscitori dell'anatomia umana, quella disciplina che studia come sono fatti lo scheletro, i muscoli, e tutte le parti del corpo.
Questo sapere rende le loro opere sorprendentemente simili alla realtà, e non è un caso che proprio durante l'epoca classica il canone viene codificato in modo preciso da una delle più importanti figure artistiche dell'epoca: Policleto.

Come per quello arcaico, anche nel canone classico il corpo ha un'altezza pari 7,5 volte quella della testa, con il busto di 4 moduli; le principali differenze con il passato periodo risiedono non solo nell'accuratezza con la quale vengono riprodotte tutte le fasce muscolari, contraendo nel modo corretto i muscoli in tensione, ma anche nella ricercatezza di una posizione più naturale, che finalmente si libera della rigidezza degli schemi antichi.

Tipico esempio di tale nuovo stile è la statua del Discobolo, realizzata dallo scultore Mirone nel 455 a.C.: l'opera ritrae un giovane atleta impegnato nel lancio del disco durante i giochi olimpici. La postura della statua è assolutamente originale, e coglie il momento di massimo sforzo dell'atleta, che si carica di energia l'attimo prima di scagliare il disco.

Maestro indiscusso del periodo classico fu certamente Fidia, che con la realizzazione dell'Acropoli di Atene e la decorazione del Partenone ebbe l'incarico più prestigioso che uno scultore avrebbe potuto desiderare. Tra le innumerevoli opere che realizzò, certamente la statua di Atena, dell'altezza di 12,75 metri, fu la più importante e colossale. Il corpo della dea era in avorio, mentre la sua armatura e lo scudo vennero realizzate in oro, materiali preziosissimi che dovevano sottolineare la grandezza degli ateniesi.

Profondo conoscitore dell'anatomia e delle proporzioni umane fu certamente lo scultore Policleto, al quale si attribuisce anche il merito di aver formalizzato il canone greco classico, di avere cioè stabilito in modo preciso tutte le proporzioni delle varie parti del corpo. Anch'egli utilizzò la proporzione di 7,5 teste, realizzando quindi statue normolinee. Oltre a stabilire la modularità perfetta, lo scultore diede anche indicazioni per la posizione dei corpi: tenendo una gamba dritta (sulla quale si scarica il peso) ed un'altra piegata e leggermente arretrata, Policleto superò la rigidezza della posa arcaica: il Doriforo (una sua statua del 450 a.C.) ne è un esempio perfetto; qui si nota anche il chiasmo, quella posizione per la quale alla gamba destra in tensione corrisponde il braccio sinistro in flessione, e viceversa. Nel Diadumeno (del 430 a.C.) Policleto usò una nuova posa: le braccia, invece di rimanere lungo il corpo, si allargano perché sono intente ad annodare una fascia sulla fronte del giovane rappresentato.

Prassitele, scultore vissuto nel IV sec. a.C., è una figura di passaggio tra il canone classico e quello ellenistico: le sue statue si arricchiscono di grande espressività.
L'Afrodite di Cnido (360 a.C.) rappresenta la dea nell'atto di spogliarsi per fare un bagno rituale; il corpo - che doveva rappresentare l'ideale di bellezza femminile - è leggermente sbilanciato in avanti e il peso è portato tutto sulla gamba destra: in tale modo la figura assume un andamento a forma di S, estremamente naturale, mentre lo sguardo della dea si perde nel vuoto.
Nella statua Il dio Hermes (340 a.C.) raffigura Dioniso bambino tra le braccia del fratello Hermes che lo fa giocare, forse, mostrandogli un grappolo d'uva con la mano destra (che purtroppo è andata perduta).

Canone ellenistico

(da compilare)

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